Gel, acrigel e acrilico: un po' di storia
Per capire la differenza tra il classico Gel da ricostruzione e l’Acrygel (chiamato anche con altri nomi come “polygel” o “acrilic gel”) e comprendere perché a un certo punto viene immesso sul mercato quest’ultimo prodotto, dobbiamo risalire a una quindicina di anni fa, quando gel e acrilico erano praticamente gli unici padroni del settore per quanto riguardava la ricostruzione con allungamento.
A quel tempo si aveva ben poca scelta, contando anche che non esistevano i costruttori cosiddetti “cover”, cioè “coprenti” (intendendo quelle tonalità rosa naturale che oggi tanto ci aiutano a mascherare la lamina ungueale soprattutto quando dobbiamo fare un french).
In Italia come un po’ in tutta Europa, a differenza di tutta l’America, aveva preso piede il gel, perché per qualche motivo si era diffusa la diceria che l’acrilico fosse tossico e dannoso.
Forse perché il monomero ha un odore molto forte (oggi esistono anche versioni “odourless”) o forse perché comunque non è affatto semplice da lavorare, sta di fatto che l’acrilico non aveva quasi per nulla conquistato le nostre zone a differenza invece del gel.
Il gel offriva un prodotto privo di odori forti, facilissimo da lavorare e da polimerizzare nelle apposite lampade, ma al tempo stesso era privo di alcune caratteristiche tipiche dell’acrilico che risultavano invece per certi versi molto interessanti.
Così i produttori di cosmetici per unghie decisero di formulare un nuovo tipo di resina, che riunisse al suo interno alcune caratteristiche di entrambi i prodotti cercando di creare qualcosa che eguagliasse la resistenza dell’acrilico e la facilità di lavorazione del gel: l’acrygel.
Caratteristiche, differenze, peculiarità e considerazioni personali
Partiamo da una punto che, anziché differenziare questi tre prodotti, li accomuna tutti.
Qualsiasi prodotto da ricostruzione ad oggi presente sul mercato si rifà alla classe delle resine plastiche, di livello cosmetico certo (non parliamo della plastica più scadente), ma pure sempre di quello si tratta.
Tant’è che al momento in cui scrivo l’articolo son già uscite diverse leggi che impongono alle aziende l’adeguamento dei materiali in rispetto delle nuove leggi ambientali e molte di esse si stanno muovendo o si sono già mosse in quella direzione creando smalti e affini completamente biodegradabili e solubili per ridurre l’inquinamento da plastiche.
Detto questo cechiamo di capire le differenze tra gel, acrygel e acrilico.
Il gel: caratteristiche e utilizzo
Prodotto che presenta ad oggi un’infinità di varianti che cercherò di riassumere qui:
- Colore: può essere trasparente, lattiginoso, colorato, arricchito con glitter o altri elementi decorativi e chi più ne ha più ne metta;
- Calore: al momento della polimerizzazione si può formare una reazione esotermica più o meno accentuata (sviluppo di calore) in base a diversi fattori (che spiego più approfonditamente nel mio corso gel base plus) oppure si possono trovare in commercio anche formule “no heat” che riducono nettamente o eliminano completamente questo fastidio;
- Polimerizzazione: tutti i gel polimerizzano in lampada UV/LED, le tempistiche variano in base al prodotto stesso e alle quantità applicate (mediamente 30/90 secondi);
- Odore: nullo o leggerissimo, a volte addirittura ce ne sono di profumati;
- Densità: si passa dalle formule gelatinose e iper dense a quelle tissotropiche (che modificano la densità durante la lavorazione) a quelle super fluide. Con le formule più dense si possono lavorare tranquillamente anche 5 dita alla volta;
- Elasticità: alcuni gel sono molto rigidi (ad esempio quelli arricchiti con fibra di vetro) e ideali magari per lunghezze importanti mentre altri sono molto più elastici, adattandosi così meglio a alcuni tipi di unghie;
- Pinzabilità: alcuni gel sono pinzabili, altri semplicemente non lo sono: se si prova a pinzarli si rompono o si riallargano;
- Può essere lavorato in sistema monofasico (un unico prodotto che funge da base, costruttore e top) o trifasico (associando base e top separati).
Come vedete abbiamo un’amplissima scelta in questa categoria, e come dico sempre a chi mi chiede il nome del gel migliore come a voler cercare il sacro Graal della ricostruzione, non esiste un gel migliore dell’altro.
Esiste invece la miglior tipologia di gel con le migliori caratteristiche da scegliere in base al tipo di lavoro da effettuale e alle unghie che ci troviamo davanti.
Il gel in generale ha una lavorazione piuttosto facile e soprattutto per chi è agli inizi le formulazioni un po’ più dense possono aiutare chi necessità di un po’ di tempo in più per lavorare le strutture.
Le formulazioni più elastiche sono morbidissime da limare, ma anche quelle più rigide si limano comunque abbastanza facilmente pur risultando più dure.
Mentre le formulazioni autolivellanti, se utilizzate con la giusta tecnica, regalano una superficie talmente perfetta da non necessitare di limatura, quelle un po’ più dense o molto dense richiederanno sempre almeno un po’ di limatura, anche perché tenderanno a lasciare striature sulla superficie.
La lavorazione del gel avviene con pennelli specifici in setola quasi sempre sintetica, rettangolari o stondati, e si “stende” delicatamente con pochissima pressione.
Scopri di più sui pennelli per la ricostruzione unghie e nail art.
Nonostante le formule più rigide risultino sicuramente più dure, per un’onicofagica accanita il gel risulta comunque un prodotto piacevole da mordicchiare, e quindi nei casi più “severi” di onicofagia potrebbe non essere la scelta migliore.
Nel mio corso gel base plus imparerai a realizzare la forma ovale, la mandorla e la quadrata, proprio come in foto.
L'acrilico: caratteristiche e utilizzo
Il sistema acrilico si compone di due prodotti che vanno miscelati tra loro: il monomero (un liquido dal forte odore) e la polvere. Si bagna il pennello nel monomero e si raccoglie la polvere dal vasetto formando una pallina che andrà poi stesa sull’unghia.
Vediamone le caratteristiche:
- Colore: idem come per il gel;
- Calore: l’acrilico genera un leggerissimo calore in fase di polimerizzazione;
- Polimerizzazione: avviene all’aria. Non è necessaria una lampada. I tempi di polimerizzazione diminuiscono al salire delle temperature e variano in base alle formulazioni;
- Odore: a meno che non si usi una formulazione odourless il monomero ha un odore piuttosto forte e pungente, o lo si ama o lo si odia. Non per questo però è tossico;
- Densità: per quanto si possano diluire le palline con una maggiore o minore quantità di liquido, la densità aumenta velocemente perché il prodotto polimerizza mentre lo si lavora. Si consiglia di lavorare su un dito alla volta;
- Elasticità: è super rigido. Una volta polimerizzato completamente sembra un sasso;
- Pinzabilità: è il materiale più pinzabile in assoluto;
- Di per se potrebbe essere un sistema monofasico visto che non necessita di base e può essere lucidato a mano con una lima specifica, ma è più veloce comunque utilizzare un top.
Come vedete questo prodotto ha alcune caratteristiche che non possono variare, e nonostante ci sia la possibilità di acquistare delle versioni che polimerizzano un po’ più lentamente, dobbiamo essere abbastanza veloci e precisi nel lavorarlo per ottenere un’unghia non solo esteticamente piacevole ma anche strutturalmente funzionale.
La lavorazione avviene con pennelli specifici in setola Kolynsky (martora) e prevede in particolare movimenti in cui si schiaccia e si accarezza il prodotto con una tecnica completamente diversa rispetto a quella del gel.
La limatura è faticosa perché il materiale una volta polimerizzato risulta durissimo, tanto che la lima non produce polvere ma scaglie e frammenti più grossolani di materiale.
Sapendolo utilizzare bene si può costruire una forma molto precisa e limitare al minimo la fatica della limatura.
Mentre gel e acrygel si rimuovono esclusivamente con fresa e/o lima, l’acrilico può essere dissolto con acetone o remover specifico.
È sicuramente il prodotto di elezione per trattare tutte le clienti onicofagiche.
L'acrygel: caratteristiche e utilizzo
Il sistema si compone di due prodotti: l’ acrygel e la sua soluzione (o il cleaner).
Come per l’acrilico si intinge il pennello nella soluzione e si va a modellare poi la pallina di acrygel sull’unghia.
All’inizio era stato presentato come un prodotto tale e quale all’acrilico, ma sotto forma di un gel e con la polimerizzazione in lampada. Praticamente un sogno!
Andando a vedere nel dettaglio però non è proprio cosi:
- Colore: idem come per i precedenti;
- Calore: di solito non sviluppa molto calore;
- Polimerizzazione: in lampada UV/LED come il gel;
- Odore: molto leggero;
- Densità: molto alta. Si possono lavorare quasi sempre più dita alla volta a patto di non diluire troppo l’acrygel con la soluzione o di non avere una temperatura troppo alta in stanza: anche l’acrygel può colare!!!
- Elasticità: di solito è un prodotto rigido, anche se non tanto quanto l’acrilico;
- Pinzabilità: spesso viene venduto come pinzabile ma in tutta onestà ne ho trovati alcuni che non mantenevano bene la pinzatura;
- È un sistema trifasico: necessita di un’apposita base e di un top a parte.
Leggi questo articolo se vuoi approfondire la differenza tra sistema monofasico e trifasico.
Spesso quando leggo chi decanta i vantaggi dell’acrygel vedo scritto che a differenza del gel permette di lavorare più dita per volta, ma forse chi scrive questo non conosce bene questi prodotti.
È vero che ha densità molto alta ma quando nella stanza fa molto caldo (per esempio in estate) o se si bagna troppo il pennello con la soluzione anche lui inizia a colare bellamente.
Cosa che invece alcuni gel dalle caratteristiche gelatinose e prive di tissotropia non fanno.
Ci sono gel che anche in condizioni estreme ti permettono di lavorare addirittura su 5 dita per volta, cosa che con l’acrygel comunque sconsiglierei.
Il problema del corretto inumidimento del pennello può portare oltre a una struttura non stabilissima, anche al fatto di trovarsi poi un po’ di prodotto sciolto sotto al giro cuticole: in questo caso se so utilizzare la fresa per andare a pulirlo un po’ prima della stesura del colore non ci sono grossi problemi, ma se così non è, avremo la cliente che tornerà con scalini e sollevamenti sul girocuticole.
La lavorazione è tale e quale a quella dell’acrilico, tanto che io per lavorarlo prediligo quasi sempre un pennello in setola Kolynski come quelli dell’acrilico. Ci sono poi anche pennelli comodi che hanno da un lato la spatolina per prelevare il prodotto e dall’altro il pennello in setola sintetica come quelli per il gel.
Il problema che ho notato che sorge con questo ultimo tipo di pennelli è che le setole dopo un po’ cominciano a rovinarsi e ad aprirsi rendendo il pennello inutilizzabile dopo poco tempo.
La setola di martora invece funziona alla grande e non si rovina.
Può funzionare bene sulle onicofagiche tanto quanto un bel gel molto rigido, ma non sarà mai eguagliabile all’acrilico.
Sicuramente però quello di acrygel può essere un corso propedeutico a chi si voglia approcciare allo studio dell’acrilico, perché la metodologia di lavorazione del materiale è quasi identica.
Nel mio corso focus acrygel imparerai a questo materiale per copertura, ricostruzione e refill delle forme presenti in foto.
Considerazioni finali
Esiste quindi un prodotto migliore dell’altro?
Possiamo risparmiare e tenere nei cassetti uno solo di questi materiali?
Per quanto mi riguarda la risposta è no. Ovviamente se siamo all’inizio del nostro percorso ci specializzeremo prima su un materiale e poi mano a mano integreremo il nostro bagaglio di conoscenze.
Abbiamo già detto che non c’è un prodotto migliore, che i materiali vanno scelti in base al lavoro da eseguire e da chi abbiamo di fronte.
Su una ragazza che si mangia le unghie e lavora in una fattoria non posso utilizzare lo stesso prodotto che uso su un’impiegata d’ufficio.
Se ricostruisco uno stiletto lungo 15 cm difficilmente utilizzerò lo stesso materiale che uso per ricoprire un’unghia naturale con 4 millimetri di estensione.
In più devo tener conto delle mie esigenze personali: la mia manualità mi permette già di lavorare prodotti molto fluidi?
Preferisco lavorare con gel già colorati o applicare un cover per poi decidere di volta in volta che colore applicare?
Che materiale mi permette di velocizzare il lavoro e quale mi rallenta? Etc etc…
Ci sono quindi tantissimi fattori legati alle nostre preferenze, a quelle delle clienti, ma anche alle esigenze e alle necessità che alcuni lavori richiedono.
Nel lavoro un’onicotecnica incontra tante casistiche e pensare di poterle trattare tutte correttamente con l’utilizzo di un solo materiale è praticamente impossibile.
Più saremo professionalmente complete e formate più ne beneficerà il nostro lavoro, rendendoci delle vere professioniste agli occhi delle clienti senza dover più declinare richieste che non siamo in grado di gestire in maniera ottimale.
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